Recensione Battle Beast - Unholy Savior (2014)
BATTLE BEAST - Unholy Savior
Nuclear Blast
Terzo album col botto per i
Battle Beast, che già con il precedente album dal titolo omonimo uscito due
anni fa avevano sbancato il "banco", dimostrando un notevole
progresso rispetto all'esordio Steel. E nel rispetto del loro credo metallico, la
band finlandese ha deciso di battere il ferro finché è caldo, cercando di
perseguire lo percorso intrapreso nel corso del tempo dagli HammerFall, con la
differenza che dietro al microfono c'è una brava cantante e non un uomo del
calibro di Noora Louhimo. Il disco nello specifico è buono, già da subito brani
come Lionheart hanno un impatto molto forte, il problema è che alla netta
evoluzione del precedente disco, i Battle Beast hanno dato un seguito relativo.
Se con Battle Beast hanno osato rischiando e quindi vincendo la scommessa,
questa volta hanno deciso di restare sullo stesso piano per non sbagliare. Ne
viene fuori un disco valido certamente, ma fin troppo simile al precedente
capitolo. La title-track si scosta un po' dalla media, anche grazie al suo
essere estroso ed ai suoni digitali accattivanti, ma nel complesso i Battle
Beast sono una sorta di Manowar moderni, grintosi ed energini, ma anche molto
melodici, dove è la voce femminile a fare la differenza. Unholy Savior spazia
tra momenti comunque molto vari che rendono il lavoro accattivante e
coinvolgente, come nel caso di I Want the World... and Everything in It, dove è
impossibile non muovere il culo in piedi sul divano di casa, o come Madness che
viceversa è brano più epico e tradizonale del disco. Sea of Dreams tra melodie
ionotiche e suoni filk, precede Speed and Danger, classico pezzo power/speed.
La conclusiva Angel Cry anche se fa un po' il verso agli Angra, esplora
territori differenti, più morbidi e certamente accessibili. Ottima la
produzione ed il suono moderno, ma pigiando il lato stop resta l'amaro in
bocca, perché i Battle Beast possono fare molto di più.
Voto: 7,5/10
Maurizio Mazzarella